Di quanto le nostre scelte siano un riflesso condizionato dall’ambiente e dagli altri, i vari esperimenti di psicologia eseguiti nel corso degli anni, lo hanno ormai dimostrato chiaramente. 

Fa sempre però un certo effetto accettare la nostra prevedibilità e di come la gran parte delle nostre decisioni in realtà non siano frutto di un processo di consapevolezza, e che derivino invece da un processo che ci porta ad uniformarci alle idee degli altri, anche se queste sono palesemente sbagliate.

Guarda con attenzione questa immagine:

Vedi qualcosa di strano?

Una delle linee disegnate sul foglio di destra è lunga quanto quella di sinistra.

È la A? O la B? Forse è la C?

La stessa domanda fu rivolta dallo psicologo Solomon Asch ad un gruppo di otto volontari.

L’esperimento era semplice.

Le otto persone furono portate in una stanza. Davanti a loro furono posti due fogli simili a quelli che hai appena visto.

C’era un piccolo particolare. Sette di quelle otto persone erano complici del buon Solomon.

I complici avevano il compito di rispondere tutti alla stessa maniera, sbagliando in maniera deliberata:

La linea A è lunga come quella di sinistra

È palese che la linea “A” non sia lunga quanto la linea di sinistra, eppure tutti i complici sostenevano volontariamente questa tesi.

Sai cosa accadde?

Anche se di volta in volta l’ottava persona veniva cambiata, nella maggior parte degli esperimenti questa finiva per “uniformarsi al gruppo”.

Proprio così: anche sapendo che la risposta era sbagliata, piuttosto che uscire dal coro del gruppo, l’ottava persona sosteneva la stessa tesi:

La linea A è lunga come quella di sinistra”.

L’esperimento di Asch dimostra una cosa: siamo estremamente manipolabili da ciò che gli altri credono, fanno o dicono.

È il motivo per cui il bandwagon effect è tanto potente. Di che cosa stiamo parlando? Dell’effetto carrozzone che indica la propensione ad adottare un determinato comportamento, stile o atteggiamento semplicemente perché lo fanno tutti gli altri.

E se facciamo ciò che fanno tutti, otterremo ciò che ottengono tutti (che spesso è troppo poco).

Il nostro valore imprenditoriale o professionale è spesso proporzionale alla nostra capacità di essere unici o insostituibili.

Eppure viviamo in un mercato dove veniamo spinti a prendere scelte “plausibili” e percorsi prestabiliti.

Come dicevamo, dobbiamo imparare a vedere ciò che gli altri non vedono per fare ciò che gli altri non fanno.

È assolutamente importante.

Come puoi sottrarti al bandwagon effect, costruire divergenza e seguire la tua strada verso l’eccellenza?

La prima cosa da capire è una: non possiamo sottrarci all’influenza altrui.

Tutta la nostra vita si svolge all’interno di un ecosistema che, vuoi o non vuoi, ci influenza.

Le parole di parenti e amici, i libri che leggiamo, i film o le serie tv che guardiamo, la musica che ascoltiamo.

Sono tutte queste cose a influenzare i nostri pensieri, quindi il nostro mindset, infine i nostri risultati.

Ora, è fondamentale capire una cosa...

Abbiamo l’enorme potere di forgiare o partecipare ad ambienti ottimizzati ad-hoc per generare un “bandwagon effect positivo” che ci porti in maniera quasi automatica verso la crescita che desideriamo.

Ti racconto che cosa ho scoperto.

Alcuni imprenditori di grande successo hanno capito che per ottenere grandiosi risultati in un determinato settore devono sviluppare un focus straordinario.

Bill Gates, ad esempio, ha ‘inventato’ le sue celebri “Think Week”.

Per intere settimane si chiude in una casa immersa nelle foreste e divora libri su libri su un singolo argomento. Così facendo il suo cervello è focalizzato ad assorbire quanto più possibile su quel tema.

Non solo…

Diverse grosse case editrici hanno l’abitudine di organizzare dei retreat per i loro migliori scrittori.

Li portano in una grande casa, magari anch’essa sperduta nel verde, lasciandoli liberi di dialogare tra loro e scrivere.

Molto spesso grandi opere letterarie nascono proprio in ambienti simili.

Capisci perché tutto questo funziona?

I motivi sono principalmente due.

Il primo è che queste persone costruiscono degli hook potentissimi nelle loro menti.

Associano un obiettivo o un cambiamento ben definito ad un luogo ed un momento preciso.

L’altro motivo è che, essendo consapevoli di ciò che hanno appena imparato, agiscono consapevolmente sul proprio ecosistema.

Ma perché oggi ti parlo di tutto questo? 

Perché volevo attirare la tua attenzione sull’importanza di creare dei “retreat personali”, dei momenti di stacco di due o tre giorni in cui dedicarsi alla propria vision. 

E questo periodo può essere veramente molto favorevole per farlo!

Spesso presi dagli impegni quotidiani, non riusciamo a porci delle domande alle quali è importante rispondere per capire se stiamo andando nella direzione dei nostri obiettivi, sia professionali che personali. 

Se vuoi cambiare e migliorare, il primo passo è proprio la consapevolezza. Porsi alcune domande del tipo: “sono felice di dove sono adesso?”, “cosa non mi piace di me in questo momento”, “cosa posso migliorare per raggiungere il mio obiettivo”. 

Se non ti prendi del tempo per riflettere come puoi pensare di cambiare e diventare più felice? ADESSO è il momento perfetto. 

Approfittane!

L’estate è bellissima, ci fa pensare alle vacanze e alla pausa, ed è decisamente l’ideale per portare la nostra mente ad un livello superiore di crescita personale.

Prontissime per andarci a prendere i nostri obiettivi al rientro.

E se vorrai, io ci sono!

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